Vittoria Rutigliano nasce il 10/2/197X a Conversano, città del sud barese.
Nel 1996 si diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bari in Corso di Scenografia Teatrale e colleziona le sue prime esperienze lavorative nella progettazione del tessuto e nel restauro architettonico e pittorico.
Successivamente rivolge il suo interesse verso la scenografia e il mondo del teatro, collaborando alla realizzazione di trompe-l’oeil pittorici.
Riprende dopo alcuni anni gli studi accademici in Corso di Decorazioneapprofondendo le tecniche della grafica incisoria e si laurea nel 2009 con una tesi che studia le influenze artistiche del futurismo dal titolo “…Moda Futurista………………..”.
Integra al contempo la sua formazione artistica in campo musicale, studiando solfeggio e pianoforte. Questa contaminazione continua con l’arte musicale invoglia l’artista a studiare la scrittura degli spartiti e a sperimentarne la traduzione in una forma di tipo estetico-pittorico, dedicandosi così alla rielaborazione di testi musicali classici, per una musica non più solo da ascoltare, ma anche da vedere.
Nel corso degli anni Vittoria acquisisce in maniera sempre più magistrale la tecnica del collage di cui sviluppa nuovi metodi di incollaggio e sperimenta decine di interazione con gli altri elementi artistici come vernici e supporti.
Ad oggi i tratti originali e distintivi dei suoi collage sono l’equilibrio delle composizioni, il tratto spesso “graffiato” delle immagini e la sua naturale abilità nella “costruzione di figure con figure”
Diverse sono state le sue collaborazioni artistiche e le partecipazioni ad esposizioni, sia in personali che collettive.
La funzione tradizionale della cornice è quella di isolare il dipinto dal muro a cui è generalmente appeso. Se concentriamo l’attenzione su quadri in cui la visione che ci restituiscono risponde ancora a un’idea mimetica della realtà, lo scopo della cornice somiglia molto a quello di limite, oltre il quale lo spazio illusorio si crea, al punto da farci intuire uno spazio possibile al di là di quel confine.
Secondo Simmel, la cornice genera isolamento e concentrazione: “Quel che la cornice procura all’opera d’arte è il fatto che essa simboleggi e rafforzi questa doppia funzione del suo confine. Essa esclude l’ambiente circostante, e dunque anche l’osservatore, dall’opera d’arte e contribuisce a porla a quella distanza in cui soltanto essa diventa esteticamente fruibile” (G. Simmel, La cornice del quadro. Un saggio estetico, in I percorsi delle forme, i testi e le teorie, a cura di Maddalena Mazzocut-Mis, Bruno Mondadori, Milano, 1997, p. 210).
Quando la cornice viene a mancare la nostra percezione dell’opera muta – mi riferisco a un tipo di fruizione diretta dell’opera, perché l’osservazione di una riproduzione fotografica rimanda ad altri parametri percettivi – e accettiamo questa assenza solo nei dipinti (è il caso ad esempio di quelli contemporanei) in cui il rapporto “immagine del dipinto – mimesi – immagine della realtà” è stravolto o declinato
Cit.Daniela Ferrari